Il convegno Parole, dispositivi e immagini della morte: comunicare con l’aldilà ha rappresentato uno dei momenti più fecondi del progetto permanente SCRIPTVRA, confermando la vocazione del programma a indagare criticamente le forme della scrittura e i suoi intrecci con gli spazi, i riti e le culture visuali del Medioevo.
Nel corso delle tre giornate di studio, ospitate nel complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, studiosi e studiose di discipline diverse hanno affrontato il problema della comunicazione con l’aldilà come una strategia complessa, al tempo stesso materiale, simbolica e narrativa, in cui testi, immagini e manufatti assumono il ruolo di veri e propri dispositivi culturali.
Un primo nodo emerso riguarda la pluralità dei linguaggi attraverso cui le società medievali hanno tentato di rappresentare e governare il momento della morte. Dai monasteri copti, dove il nome inciso di Ama Sibilla connetteva spazio liturgico e giudizio finale, ai contesti giapponesi in cui il mare diventa soglia rituale verso la Terra Pura, si è discusso di come la comunicazione con l’aldilà non si fondasse soltanto su credenze, ma anche su pratiche performative capaci di modellare la vita delle comunità monastiche e laiche.
Un altro tema cruciale ha riguardato la materialità degli oggetti funerari e il loto ruolo di mediatori tra mondo dei vivi e mondo dei morti. Il confronto tra prospettive archeologiche ed epigrafiche ha mostrato come croci, contenitori rituali, lastre tombali o mosaici pavimentali potessero incarnare non solo memoria, ma anche un’azione, una presenza continua del defunto nello spazio sacro. In questo quadro, particolare attenzione ha suscitato la discussione sul riuso intenzionale di elementi funerari all’interno di edifici religiosi: l’inserimento di resti o epigrafi nelle murature delle chiese è stato interpretato come un modo per rendere il defunto parte integrante del corpo dell’edificio, attivando forme sottili di interazione con la comunità e con il sacro.
Le sessioni hanno inoltre mostrato come la competizione politica, la gestione della memoria e le strategie di auto-rappresentazione incidano profondamente sulla costruzione delle tombe e dei loro apparati scrittori. Gli esempi tratti dalle cattedrali e dai complessi funerari dell’Italia centro-settentrionale e della Sicilia normanna hanno evidenziato come i monumenti funerari non fossero semplici luoghi di deposito, ma strumenti per affermare identità, ruoli e modelli di potere, spesso attraverso soluzioni architettoniche e visive fortemente innovative.
Un momento particolarmente intenso del convegno si è sviluppato attorno al tema della salvezza, della colpa e della redenzione, osservati attraverso epigrafi e testi normativi. La riflessione sulle iscrizioni ebraiche di Venosa, che per prime introducono nella tradizione epigrafica concetti come peccato e colpa, ha aperto un dibattito vivace sulla possibilità di interpretare la morte stessa come luogo di espiazione. Parallelamente, l’analisi delle pratiche testamentarie veneziane ha mostrato come atti di restituzione di beni illeciti potessero trasformarsi in veri meccanismi di ricomposizione sociale, facendo della morte un banco di prova politico oltre che spirituale.
Nelle ultime discussioni si è riflettuto sulle forme attraverso cui i morti “ritornano” nella vita dei vivi: dalle paure dell’alto Medioevo legate al rischio del loro reingresso nel mondo terreno, fino alla potente retorica visuale dell’Inferno di Buffalmacco, capace di tradurre in immagini le tensioni politiche della Pisa trecentesca.
Le tre giornate hanno mostrato con chiarezza che la comunicazione con l’aldilà è un fenomeno complesso, fatto di parole ma anche di gesti, spazi, oggetti, riti e scelte politiche. Non si tratta di un dialogo astratto: il Medioevo ha costruito strumenti concreti per negoziare la memoria dei defunti e per garantire continuità tra la dimensione terrena e quella ultraterrena.
Questo intreccio di linguaggi, materiali e visioni è proprio ciò che il progetto SCRIPTVRA intende portare avanti, confermando, grazie a questo ulteriore convegno, la centralità di un approccio realmente interdisciplinare allo studio della scrittura e delle sue forme di presenza nel mondo.